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Come Rinunciare a un Credito tra Privati

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Dante Idda
Category
Consumatori

Rinunciare a un credito tra privati vuol dire estinguere volontariamente il diritto a pretendere una somma o una prestazione da un’altra persona. Nel linguaggio giuridico italiano questa scelta prende il nome di remissione del debito e trova la sua base nell’articolo 1236 del codice civile. La remissione è un atto del creditore che libera il debitore, anche senza il consenso di quest’ultimo, purché non rifiuti. Nella pratica, quando si parla di prestiti tra persone fisiche, di saldi di vecchi conti tra amici, parenti o ex soci, o di corrispettivi rimasti in sospeso per lavori informali, rinunciare al credito equivale a chiudere la partita in modo chiaro e definitivo, evitando di trascinare un rapporto in una conflittualità che non si vuole o non conviene più coltivare. Capire bene in cosa consiste l’atto, quali effetti produce e come redigerlo correttamente è fondamentale per evitare equivoci e, soprattutto, per essere certi che nessuno possa in futuro avanzare pretese o contestare la validità della rinuncia.

Indice

  • 1 Remissione, prescrizione e altre vie: differenze che contano
  • 2 La base legale e gli effetti essenziali
  • 3 Quando la rinuncia è totale, parziale o condizionata
  • 4 Forma dell’atto e perché conviene scrivere
  • 5 Contenuti indispensabili di una rinuncia ben fatta
  • 6 Consegna e prova della comunicazione al debitore
  • 7 Effetti fiscali e profili di donazione
  • 8 Garanti, coobbligati e cessione del credito: coordinare gli attori
  • 9 Rinuncia agli interessi, rate e piani di rientro: una via intermedia
  • 10 Rinuncia e titoli di credito: cambiale, riconoscimento di debito e quietanza
  • 11 Registrazione della rinuncia e quando può servire
  • 12 Tracciabilità dei rapporti e prudenza nei pagamenti collegati
  • 13 Errori da evitare che possono riaprire il debito
  • 14 Un esempio di percorso pratico, dalla decisione alla chiusura
  • 15 Conclusioni: chiarezza, misura e documenti per una rinuncia serena

Remissione, prescrizione e altre vie: differenze che contano

Prima di scrivere una rinuncia è utile distinguere tra istituti simili ma non identici. La remissione è una decisione volontaria del creditore; la prescrizione è l’estinzione del diritto per decorso del tempo, senza alcuna dichiarazione liberatoria, con conseguente perdita dell’azione giudiziaria. La transazione è un accordo in cui le parti, con reciproche concessioni, chiudono una lite o ne prevengono la nascita; non è una rinuncia unilaterale, ma uno scambio. La novazione è la sostituzione dell’obbligazione con una nuova, che estingue la precedente; non elimina il credito per generosità, bensì lo ristruttura. Anche la compensazione estingue i debiti reciproci tra le stesse parti fino a concorrenza dei rispettivi importi, ma presuppone controcrediti. La remissione, invece, è la scelta più lineare quando il creditore vuole semplicemente dire “ti libero”, senza nulla in cambio, oppure “ti libero in parte” o “ti libero se rispetti una condizione”.

La base legale e gli effetti essenziali

La legge prevede che la remissione del debito, se comunicata al debitore, estingua l’obbligazione. Il debitore può rifiutare la remissione, ma nella prassi ciò accade raramente. L’effetto tipico è che il debitore non deve più pagare la somma remessa e il creditore non può più pretenderla. Se esistono interessi, la remissione può riguardare soltanto quelli, lasciando intatto il capitale, oppure può coprire capitale e accessori. L’estinzione del debito si estende di regola agli interessi moratori maturati, salvo patto contrario. Nel caso di obbligazioni solidali, la remissione accordata a uno dei coobbligati libera anche gli altri, ma soltanto per la quota del coobbligato rimesso; per la parte residua gli altri continuano a rispondere, con diritto del condebitore liberato a veder estinto il regresso per la sua quota. Nei confronti del fideiussore, la remissione concessa al debitore principale libera la garanzia se la liberazione riguarda l’intero debito; se la rinuncia è parziale, la garanzia resta per quanto non rimesso. Sapere come “circola” l’effetto della remissione è cruciale quando ci sono garanti o più debitori coinvolti, perché occorre comunicare l’atto a tutti i soggetti interessati.

Quando la rinuncia è totale, parziale o condizionata

Rinunciare a un credito non è solo un sì o no. Si può rinunciare all’intero importo, chiudendo definitivamente il rapporto obbligatorio, oppure soltanto a una parte, per esempio interessi o una quota del capitale, magari per consentire al debitore di rientrare nel resto. Si può anche subordinare la remissione a una condizione, come il pagamento entro una certa data di una somma ridotta, la restituzione di un bene o la firma di un impegno a non agire su altre questioni. La remissione condizionata produce i suoi effetti quando la condizione si avvera; sino ad allora l’obbligazione resta. Questa elasticità consente di usare l’istituto non solo per atti di liberalità, ma anche come strumento ordinato per ristrutturare in modo informale un debito tra privati, senza dover ricorrere alla novazione o a contratti più complessi.

Forma dell’atto e perché conviene scrivere

La remissione può essere anche tacita, per esempio quando il creditore restituisce al debitore il titolo originale del credito con quietanza, ma tra privati è sempre consigliabile una forma scritta chiara e sottoscritta. Una scrittura privata di rinuncia al credito tra privati che identifichi le parti, il credito oggetto di rinuncia, la misura della remissione e la data, firmata dal creditore e comunicata al debitore, è la soluzione più sicura. Se il credito deriva da un prestito scritto, occorre richiamare la data e le caratteristiche del prestito, allegando eventualmente copia del documento originario. Se il credito ha origine verbale, è bene descriverlo in modo circostanziato, indicando quando è sorto, a quale titolo e quale saldo residuo era dovuto alla data della rinuncia. La quietanza liberatoria, cioè la dichiarazione con cui il creditore attesta che nulla è più dovuto per il rapporto indicato, completa la cornice e fa fede nei rapporti con terzi.

Contenuti indispensabili di una rinuncia ben fatta

Un atto di remissione ben redatto inizia con l’intestazione che identifica creditore e debitore, con dati anagrafici e fiscali. Prosegue con il riferimento al rapporto che ha generato il credito, descrivendone origine e importo. Indica poi con precisione che il creditore rinuncia, in tutto o in parte, al credito, specificando se la rinuncia riguarda anche gli interessi o i soli interessi futuri. Se si tratta di remissione condizionata, va formulata la condizione e il termine entro cui deve avverarsi. È opportuno aggiungere che la remissione produce effetto al momento della comunicazione e che, in caso di condizione, l’effetto è sospeso fino all’adempimento. La clausola di quietanza, con cui si dichiara nulla più dovuto, chiude l’obbligazione. Se esistono garanti o coobbligati, è bene indicare in modo espresso come la remissione si riflette sulle loro posizioni e procedere con comunicazioni specifiche. La firma del creditore e la sottoscrizione per ricevuta del debitore danno al documento piena chiarezza probatoria.

Consegna e prova della comunicazione al debitore

La remissione produce effetti quando è conosciuta dal debitore. Per questo la comunicazione è parte integrante dell’operazione. La via più semplice è consegnare la scrittura privata a mano, facendosi rilasciare ricevuta con firma e data del debitore. In alternativa si può inviare il documento con raccomandata con avviso di ricevimento o con posta elettronica certificata se entrambe le parti dispongono di PEC. Conservare la prova della comunicazione è prudente, perché tutela il creditore verso eventuali future contestazioni o il riemergere del debito in contesti inattesi, per esempio in successioni o vendite di beni del debitore in cui terzi potrebbero chiedere evidenze dell’avvenuta liberazione.

Effetti fiscali e profili di donazione

Rinunciare a un credito, specie tra familiari, può avere effetti fiscali. Quando la remissione è espressione di liberalità, cioè un vantaggio patrimoniale con spirito di donazione, può integrare una donazione indiretta. Tra genitori e figli, coniuge o partner dell’unione civile, fratelli e altri parenti, si applicano le regole dell’imposta sulle donazioni con franchigie e aliquote variabili in base al grado. Nella prassi domestica, una rinuncia a un prestito familiare di importo contenuto difficilmente viene intercettata dal fisco, ma formalmente la liberalità esiste. Quando il creditore è un’impresa o un professionista, la rinuncia può generare componenti reddituali: per il creditore l’abbandono del credito comporta una perdita o una sopravvenienza passiva deducibile in certe condizioni, per il debitore una sopravvenienza attiva tassabile se il debito è connesso all’attività. Tra privati non titolari di partita IVA, invece, non si generano di regola redditi imponibili per il debitore. Valutare il profilo fiscale con un consulente è prudente quando gli importi sono significativi o quando la remissione si inserisce in operazioni più complesse.

Garanti, coobbligati e cessione del credito: coordinare gli attori

Se il debito è assistito da fideiussione o se ci sono coobbligati solidali, la remissione va ponderata con attenzione. Una liberazione integrale del debitore principale libera di riflesso il garante, che non può essere tenuto oltre. Una remissione parziale riduce la garanzia alla quota residua. Nel caso di più debitori solidali, la remissione concessa a uno opera per la sua quota liberando anche gli altri per quella parte. Per evitare equivoci, conviene indicare nell’atto che la liberazione del singolo non si estende oltre quanto previsto dalla legge e che i diritti verso gli altri permangono per la parte residua. Se il credito è stato ceduto a terzi o è confluito in un conto corrente di dare e avere, il soggetto che rinuncia deve essere quello attualmente titolare del diritto. È quindi necessario verificare la catena delle cessioni e, se occorre, coinvolgere il cessionario nella remissione.

Rinuncia agli interessi, rate e piani di rientro: una via intermedia

Non sempre il creditore vuole azzerare tutto. Spesso l’obiettivo è rendere sostenibile il rientro. In questi casi la remissione può assumere la forma di rinuncia agli interessi futuri, accompagnata da un piano di rate sostenibili, oppure di abbattimento di una percentuale del capitale al raggiungimento di determinate soglie di pagamento. Scrivere “rinuncio sin d’ora a tutti gli interessi maturandi e accetto il pagamento del solo capitale residuo in dodici rate mensili di pari importo, con decorrenza …; al pagamento delle prime tre rate rinuncio altresì al dieci per cento del capitale residuo” è un esempio di formula efficace. La condizione rende la remissione uno strumento motivante e chiude progressivamente il conto. È una soluzione che mantiene la disciplina del rapporto e riduce il rischio di conflitti, perché mette per iscritto obiettivi intermedi chiari.

Rinuncia e titoli di credito: cambiale, riconoscimento di debito e quietanza

Se il credito è documentato da titoli come cambiali o da un riconoscimento di debito scritto, la remissione si completa con la restituzione dei documenti originali, che hanno valore liberatorio. L’articolo 1239 del codice civile prevede che la consegna volontaria del titolo originale al debitore fa presumere la remissione. Per evitare equivoci, la quietanza liberatoria dovrebbe specificare che il creditore restituisce e annulla i titoli in suo possesso e che nulla è più dovuto per il rapporto. In assenza di titoli, la quietanza assume il ruolo di prova regina: scrivere che “il creditore dichiara di aver ricevuto quanto concordato e di non avere più nulla a pretendere” o che “anche in assenza di pagamento, il creditore libera il debitore da ogni obbligazione connessa a …” cristallizza l’estinzione. Conservare la quietanza insieme ai documenti originari del prestito è essenziale per entrambe le parti.

Registrazione della rinuncia e quando può servire

La scrittura privata di remissione tra privati non richiede, di regola, registrazione obbligatoria. Tuttavia, quando gli importi sono elevati, quando si vogliono conferire data certa e opponibilità a terzi, o quando la rinuncia s’inserisce in operazioni che richiedono tracciabilità, la registrazione presso l’Agenzia delle Entrate può essere opportuna. In tali casi si applicano le imposte previste per gli atti formati per scrittura privata non autenticata, con la particolarità che, se l’operazione integra una donazione, potrebbe entrare in gioco l’imposta sulle donazioni. Una soluzione alternativa è la sottoscrizione autenticata da notaio, che conferisce data certa e facilita l’uso dell’atto in contesti formali, ma ha un costo. La scelta dipende dal contesto e dal grado di tutela che si vuole ottenere.

Tracciabilità dei rapporti e prudenza nei pagamenti collegati

Quando la remissione è condizionata a un pagamento, la tracciabilità è un’alleata. Bonifici con causale chiara, ricevute firmate, estratti conto e la stessa scrittura che richiama il mezzo di pagamento scelto creano una catena documentale che evita discussioni. Evitare consegne di contanti senza ricevuta è una regola di buon senso. Se si estingue un debito originariamente comprovato da bonifici o scritture, avere un fascicolo completo aiuta anche in future verifiche fiscali o patrimoniali, perché racconta in modo trasparente il transito delle somme e la loro estinzione.

Errori da evitare che possono riaprire il debito

Gli errori tipici derivano dalla fretta. Rinunciare oralmente senza prova, restituire per cortesia solo una fotocopia del titolo originario anziché l’originale, scrivere formule ambigue come “per ora non ti chiedo nulla” senza chiarire che si tratta di una remissione definitiva, dimenticare di comunicare l’atto a garanti o coobbligati, non specificare se si rinuncia agli interessi o solo al capitale, sono tutte leggerezze che possono riaprire la porta a fraintendimenti. Anche promettere di rinunciare “se paghi quando puoi” senza un termine porta confusione. Un testo breve ma preciso, una comunicazione tracciabile e la restituzione dei documenti originari sono la miglior assicurazione contro recriminazioni future.

Un esempio di percorso pratico, dalla decisione alla chiusura

Immagina di aver prestato anni fa una somma a un amico, documentata da una scrittura privata e da bonifici. La situazione economica dell’amico è cambiata e decidi di chiudere la vicenda rinunciando a metà credito e agli interessi, a condizione che la parte residua venga saldata in sei mesi. Inizi verificando i documenti del prestito e il saldo residuo. Redigi una bozza di remissione parziale condizionata, con i dati delle parti, il richiamo alla scrittura originaria e l’indicazione delle somme. Inserisci la condizione e un calendario di pagamento. Prevedi che, a saldo della seconda rata, rinuncerai anche a eventuali interessi moratori maturati, rilasciando quietanza. Consegni la bozza all’amico, concordate eventuali modifiche e fissate un incontro per la firma. Al momento della sottoscrizione allegate copia della scrittura originaria e scambiate le ricevute dei pagamenti man mano che arrivano le rate. Alla fine del percorso rilasci la quietanza liberatoria e, se avevi un titolo originale, lo restituisci annullandolo. Archivi tutto in formato digitale e cartaceo. Da quel momento nessuna delle parti ha più nulla da pretendere, e la vicenda è chiusa con chiarezza.

Conclusioni: chiarezza, misura e documenti per una rinuncia serena

Rinunciare a un credito tra privati è un gesto che può nascere da generosità, da pragmatismo o da convenienza reciproca. Perché produca effetti pacifici e duraturi serve metodo. Mettere per iscritto la decisione, identificare con precisione il credito, scegliere se la rinuncia è totale, parziale o condizionata, indicare il destino di interessi e accessori, comunicare in modo tracciabile al debitore e, se presenti, ai garanti e ai coobbligati, chiudere con una quietanza liberatoria e restituire i titoli originali sono passaggi che trasformano un’intenzione in un atto efficace. Quando gli importi sono importanti o quando le situazioni sono articolate, confrontarsi con un professionista su profili fiscali e riflessi su garanti e terzi evita di scoprire troppo tardi di aver inciso anche dove non si voleva.

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